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Il 3 ottobre del 2018 un kitesurfer a Ladispoli, è stato risucchiato da un elicottero. Secondo l’ammiraglio della Marina Militare pare sia stata colpa del vento.
Nonostante gli anni passati, le autorità continuano a impegnarsi per fare chiarezza riguardo l’incidente che ha coinvolto il kitesurfer Alessandro Ognibene sulla spiaggia di Torreflavia a Ladispoli. In questo momento l’ammiraglio della Marina Militare Massimiliano Rossi – che era a capo dell’esercitazione “Notte Scura 2018” nel corso della quale l’atleta rimase ferito gravemente a seguito del passaggio di uno dei tanti elicotteri in azione sulla spiaggia di Torre Flavia – è imputato per lesioni colpose. Inoltre alla prossima udienza ci sarà anche Alessandro Grando.
Come riportato dal Messaggero, questo è ciò che l’uomo ha detto davanti al giudice di pace riguardo la vicenda che lo ha visto protagonista: “Dal mio punto di vista l’incidente non c’è stato e l’ha stabilito anche un’inchiesta interna”.
L’ammiraglio, imputato assieme ai due piloti di lesioni colpose, è stato chiamato a testimoniare in aula rispondendo alle domande sia del giudice che della pubblica accusa e pure a quelle della parte civile e della difesa. Ciò che è stato messo in evidenza è stata la presenza di un “colpo di vento” che ha lanciato in aria il kiter per una decina di metri per poi farlo precipitare sulla sabbia, e non il risucchio dell’elicottero stesso.
Inoltre, a detta dell’ammiraglio, nel momento dell’incidente non si trovava sul posto ma nell’osservatorio della Caserma di Cerveteri. “Nessuno tra gli elicotteri si era disallineato alla rotta. I piloti avevano tutti rispettato i compiti che gli erano stati assegnati volando ad un’altezza di 500 piedi in base alle regole del volo”.
Nonostante ciò, non sono del tutto chiari alcuni aspetti dell’incidente di Ognibene, che ha riportato lesioni su tutto il corpo per oltre 90 giorni: se l’area di Torre Flavia, come ammesso dallo stesso ammiraglio, era solo di transito, come è stato possibile allora investire l’atleta?
In aggiunta, secondo alcuni testimoni presenti sulla spiaggia e alcune immagini della Capitaneria di Porto, i piloti del velivolo coinvolto sarebbero tornati indietro dopo il ferimento dello sportivo. Ciò non si spiegherebbe se nessuno si era accorto di quanto accaduto.
Inoltre un’altra anomalia la si può vedere riguardo la formazione dei tre mezzi in volo: in particolare quello che avrebbe aspirato il kiter non avrebbe avuto a bordo la scatola nera, mentre sull’altro veicolo che lo affiancava nel corso dell’addestramento non è stato possibile stabilire in maniera precisa a che altezza fossero rispetto alla spiaggia a causa di una sovra-scrizione di dati. Il terzo elicottero invece aveva lasciato la penisola nelle ore successive.
“Molte sono le perplessità e le anomalie” commenta Antonio Gaudini Presidente dell’Associazione Kitesurf Italiana aggiungendo. “speriamo che la giustizia riesca a risanare le perplessità che sono nate in questo spiacevole avvenimento sopratutto per la sicurezza sia per i kiters che per i militari“
Il 3 ottobre del 2018 un kitesurfer a Ladispoli, è stato risucchiato da un elicottero. Secondo l’ammiraglio della Marina Militare pare sia stata colpa del vento.
Nonostante gli anni passati, le autorità continuano a impegnarsi per fare chiarezza riguardo l’incidente che ha coinvolto il kitesurfer Alessandro Ognibene sulla spiaggia di Torreflavia a Ladispoli. In questo momento l’ammiraglio della Marina Militare Massimiliano Rossi – che era a capo dell’esercitazione “Notte Scura 2018” nel corso della quale l’atleta rimase ferito gravemente a seguito del passaggio di uno dei tanti elicotteri in azione sulla spiaggia di Torre Flavia – è imputato per lesioni colpose. Inoltre alla prossima udienza ci sarà anche Alessandro Grando.
Come riportato dal Messaggero, questo è ciò che l’uomo ha detto davanti al giudice di pace riguardo la vicenda che lo ha visto protagonista: “Dal mio punto di vista l’incidente non c’è stato e l’ha stabilito anche un’inchiesta interna”.
L’ammiraglio, imputato assieme ai due piloti di lesioni colpose, è stato chiamato a testimoniare in aula rispondendo alle domande sia del giudice che della pubblica accusa e pure a quelle della parte civile e della difesa. Ciò che è stato messo in evidenza è stata la presenza di un “colpo di vento” che ha lanciato in aria il kiter per una decina di metri per poi farlo precipitare sulla sabbia, e non il risucchio dell’elicottero stesso.
Inoltre, a detta dell’ammiraglio, nel momento dell’incidente non si trovava sul posto ma nell’osservatorio della Caserma di Cerveteri. “Nessuno tra gli elicotteri si era disallineato alla rotta. I piloti avevano tutti rispettato i compiti che gli erano stati assegnati volando ad un’altezza di 500 piedi in base alle regole del volo”.
Nonostante ciò, non sono del tutto chiari alcuni aspetti dell’incidente di Ognibene, che ha riportato lesioni su tutto il corpo per oltre 90 giorni: se l’area di Torre Flavia, come ammesso dallo stesso ammiraglio, era solo di transito, come è stato possibile allora investire l’atleta?
In aggiunta, secondo alcuni testimoni presenti sulla spiaggia e alcune immagini della Capitaneria di Porto, i piloti del velivolo coinvolto sarebbero tornati indietro dopo il ferimento dello sportivo. Ciò non si spiegherebbe se nessuno si era accorto di quanto accaduto.
Inoltre un’altra anomalia la si può vedere riguardo la formazione dei tre mezzi in volo: in particolare quello che avrebbe aspirato il kiter non avrebbe avuto a bordo la scatola nera, mentre sull’altro veicolo che lo affiancava nel corso dell’addestramento non è stato possibile stabilire in maniera precisa a che altezza fossero rispetto alla spiaggia a causa di una sovra-scrizione di dati. Il terzo elicottero invece aveva lasciato la penisola nelle ore successive.
“Molte sono le perplessità e le anomalie” commenta Antonio Gaudini Presidente dell’Associazione Kitesurf Italiana aggiungendo. “speriamo che la giustizia riesca a risanare le perplessità che sono nate in questo spiacevole avvenimento sopratutto per la sicurezza sia per i kiters che per i militari“
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